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MAYDAY

A metà degli anni '80, ispirato dall'amore per la vela (e per la Dorina in particolare) ho scritto un soggetto, poi diventato sceneggiatura, dal titolo MAYDAY. Dopo aver creato una società, la FAR film, ho presentato il progetto al Ministero per ottenere un "28", così si chiamava, dal numero della legge, la richiesta di una sovvenzione per realizzare un film.

Il ministero deliberò di concedermi 230 milioni che avrebbero potuto diventare 500 a fronte dell'ottimo cast che presentavo. Protagonista, aveva accettato anche se mi aveva confessato che di vela non ne sapeva niente, era FRANCO NERO, per il giovane scapestrato avevo pensato a DARIO PARISINI, un ragazzo dal talento naturale notevolissimo con il quale avevo lavorato nel film NOI TRE e anche CINO RICCI aveva accettato. Inoltre Franco Nero mi aveva chiesto se potevo inserire nel cast anche sua moglie (a fare sua moglie) così " potremo stare un po' assieme, non ci vediamo mai...".
Ho fatto finta di pensarci un attimo, figuriamoci! VANESSA REDGRAVE. Purtroppo dopo poco in quella che allora era la Jugoslavia, dove avremmo dovuto girare il film, hanno cominciato a litigare, inoltre io non me la sentivo di impegnarmi da solo in una impresa così ardua e la concessione del 28 fu revocata.
Mi rivolsi allora a GIANCARLO DI FONZO, un produttore che inizialmente si dimostrò convinto e deciso a realizzare il film con la sua societò, la DIFILM: dapprima volle incontrare Franco Nero per verificare la sua disponibilità, poi mi portò in RAI al cospetto di un funzionario che ci dichiarò l'interesse dell'azienda a cofinanziare il film e quindi mi presentò a OTTAVIO JEMMA con il quale avrei dovuto collaborare per una revisione della sceneggiatura ritenuta un po' deboluccia. Dopo di che, Giancarlo se ne andò a Malindi in vacanza e quando tornò mi disse che stava cominciando un altro film. Chiamai Franco Nero per dirgli che non se ne faceva più niente e lui mi suggerì di rivolgermi a un produttore con il quale aveva recentemente lavorato: PEPPINO DE LUIGI. Ci incontrammo da Rosati, il film gli piaceva, l'avrebbe realizzato volentieri, bisognava però cominciare da una revisione della sceneggiatura, l'avrei fatta assieme al suo assistente Fabio. Io prendevo il treno o l'aereo, andavo a Roma e ci trovavamo nella sede della SPHERE, la società di produzione di De Luigi. Purtroppo Fabio aveva un "secondo lavoro" cioè faceva il ghost writer per i politici (gli scriveva i discorsi). Dopo un paio di "buche", una volta, avevamo appuntamento per lavorare due giorni, sono arrivato alla Sphere e una segretaria mi ha detto che aveva dovuto in tutta fretta prendere un aereo per Lisbona per andare a scrivere un discorso a uno. Mi son girato e non ho più richiamato. Io lo so che queste cose nel cinema vanno un po' così, ma la Dorina c'è rimasta molto male, aveva cominciato a sperarci.

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